Jena ha scritto:Come scritto nell'altro thread, da 2 settimane sono nuovamente fermo.
Stavolta per un infortunio in zona tallone.
2 venerdì fa, a metà percorso dopo poco meno di 5 km sentivo una fitta al tallone. Rallento ma in fastidio quasi dolore non passa. Dopo qualche minuto alzo bandiera bianca e torno all'auto zoppicando.
La settimana dopo contatto il mio fisioterapista di fiducia ma è talmente pieno che il primo app me lo darebbe ai primi di maggio. Troppo in là. Quindi opto per uno consigliato da un mio consigliato da un mio collega che, tra l'altro è il fisioterapista della squadra di rugby locale.
Nel frattempo vado di olio di arnica e ghiaccio e negli ultimi giorni son passato a Voltaren ma senza apprezzabili miglioramenti.
L'altro giorno finalmente la visita col fisioterapista cui porto anche le scarpe con cui corro.
Mi visita e constata che effettivamente il tallone è gonfio.
Mi propone una prima soluzione diciamo "casalinga" per 10 giorni ovvero:
- artrosilene (al posto del voltaren) e fasciare il tutto con domopak
- talloniere dell tuli's
- tenere la sera il piede in una bacinella d'acqua fredda
- esercizi di stretching da fare quanto più possibile
se entro ven prossimo non si riscontra un sostanzioso miglioramento (almeno del 80%):
- ultrasuoni (6 sedute)
Secondo lui al 99% si tratta di una "buona" infiammazione quasi certamente partita dai fastidi che riscontravo correndo al tendine di achille/base polpaccio che, si sono estese al calcagno fino ad infiammare il tutto (il gonfiore interessa tallone e zona malleolo).
Non esclude ma reputa remotissima la possibile esistenza di una spina calcanearea (o come cavolo si dice) anche perché dalla visita non ci sono state evidenze di una sua possibile esistenza. Ma non può escluderla totalmente.
Lui stima che male che vada per Pasqua o subito dopo dovrei poter riprendere l'attività. Nella remotissima ipotesi che manco con gli ultrasuoni la cosa si risolva..... ecco che l'ipotesi spina può prender forma e quindi i tempi..... manco ci voglio pensare.
Morale sotto ai tacchi. Un altro mese di stop e vedo il mio obiettivo per settembre che va a farsi benedire.

Scusami, ma leggere che "all'ipotesi spina manco ci voglio pensare" mi viene un po' da sorridere.
Io combatto col tallone da DIECI ANNI, per sette ci ho convissuto in modo accettabile con un po' di palliativi come plantari, infiltrazioni, tecar, ecc. (con una pausa totale di circa un anno e mezzo tra il 2010 e il 2011), ma soprattutto forse solo perchè in modo del tutto involontario non avevo mai superato la soglia del "non ritorno", ossia l'innesco dell'infiammazione cronica. Cosa che poi è avvenuta con le prime gare (e soprattutto il primo trail) a cui sciaguratamente mi sono dato su pressioni del solito amico di turno.
E così la sera del 28 luglio del 2014 mi è accaduta la stessa cosa tua. Da quel momento due anni su un piano sempre più inclinato - ormai lo zoppicamento e i dolori erano la norma, mi sembravo catapultato in avanti di 30 anni - e poi infine a giugno 2016 scorso la resa totale : in vacanza in montagna, il primo giorno ho rischiato di dormire all'addiaccio perché, ad ancora due ore da casa, non riuscivo più a camminare per più di 30 metri senza dovermi fermare. Le mani nei capelli, lacrime di rabbia e disperazione in un contrasto stridente con quel beni di Dio che mi circondava e pareva un inno alla vita, mi sono deciso di fiondarmi da un ortopedico appena tornato.
E quando costui ha visto le lastre mi ha diagnosticato lo stesso male che io da completo profano avevo intuito da solo chiedendo lumi con un thread proprio su questo forum, esattamente 8 anni fa (6 aprile 2009).
Intervento chirurgico a settembre e poi..altri mesi di depressione totale nel sentirmi, se possibile, persino peggio di prima.
Il miracolo è datato 5 marzo scorso, a sei mesi dall'intervento. Ho preso a correre quasi per scherzo (le altre volte bastava fare qualche saltello e via di bruciori, dolori e zoppia nel giro di qualche ora) e invece incredibilmente ho "assorbito" la cosa come non mi capitava da quel 28 luglio di 3 anni fa. Ho ripetuto altre 3 volte la cosa e addirittura l'ultima (domenica scorsa) ho recuperato persino la velocità...sì perché in queste traversate del deserto si perde tutto : fiato, muscoli...per non dire il cervello.
Ora vivo sospeso, tra la paura di svegliarmi e constatare che è stato un bel sogno e la speranza di buttarmi alle spalle un incubo.
E per inciso : il bello è che dovrei operarmi anche all'altro piede, ma pare che abbiano deciso di "sistemarsi" entrambi...quasi che l'operazione fosse ininfluente nella cosa. Non ci capisco nulla e vivo alla giornata, come se fosse una parentesi che metto in conto di vedersi chiudere con la stessa repentinità con cui si è aperta.
Tutto questo per dire che, pur augurandoti ovviamente che sia una cosa da nulla, non è mai male prepararsi mentalmente anche a cose dure cui non siamo preparati. Quelle che sembra capitino sempre ad altri, o che - se capitano ad altri - minimizziamo e non siamo in grado di comprendere e concepire nella loro reale portata. Tutti i miei amici, compresi quelli più cari, non sono mai riusciti a comprenderla veramente.
Sono cose che rischiano perfino di spezzare la sintonia con gli altri, insomma psicologicamente rischiano di essere ancora più devastanti che fisicamente.
Ciao.