Mi ci sono voluti due giorni per metabolizzare un minimo questa LUT.
La mia è stata un gita lunga, iniziata il mercoledì. Ho girellato per due giorni per il palaghiaccio, chiacchierando un po’ in qua e un po’ in là. L’atmosfera è frizzante, magica, emozionante.
Ho provato a tamponare un lieve acciacco alle ginocchia (rotulei) con il kinesiotaping: bravissimi i fisioterapisti, ma sfortunatamente i problemini non si tamponano con un pezzo di scotch messo qualche ora prima. Ci vogliono allenamento e costanza…
Diversamente da tanti, sono rimasto nello spogliatoio del palaghiaccio fino a 40 minuti prima della partenza. Poi mi sono incamminato e ho (sfortunatamente) incrociato Tommy & family. Tommy in uno stato pessimo, con un’espressione funerea e piuttosto debilitata. Lo stimo per la scelta di non partire, non facile da prendere ma quanto mai azzeccata dato il freddo che avrebbe trovato.
La partenza è una figata pazzesca: tifo, gente, voci, urla, campane. Sorriso a 99 denti! E inizia l’avventura. Non fa così freddo.
Subito incolonnati (me lo ricordavo dal CT di due anni fa) ma fa parte del gioco. Sorridere sempre (me lo dovrò rammentare). Si sale, si sale. Inizia a fare freddino e il cervello mi si imballa. Le gambe girano, il mix altitudine e freddo mi anestetizzano le bronzine. Rallento il passo per non mettere i piedi in fallo, cosa che faccio spesso in pieno giorno e figuriamoci come potrei ridurmi di notte.
Tutte le volte che si scende di quota e si entra in zone più riparate, l’aria si scalda, si scongela il cervello e riparto. Appena risiamo scoperti, testa imballata. Per fortuna il resto del corpo non ne risente.
Passo da Ospitale e vedo il grande coach Davide, è sempre un piacere vedere la sua barba sorridente. Galvanizza.
Si ricomincia a salire. Prima di Misurina inizia ad albeggiare e con la maggiore visibilità provo a prendermi un po’ più di libertà in discesa. Vedo funziona.
La salita verso Rifugio Auronzo è lunga, lenta, impegnativa, fredda e spazzata da un vento sfiancante. Il panorama inizia ad aprirsi, è spettacolare (Hawks e soci non sanno che si sono persi a passarci a 100 all’ora col buio – mi consolo così della mia lentezza). La minestrina al Rifugio ritempra lo spirito, decido che è il momento di darsi una mossa anche se sono ancora intontito dal freddo.
Giriamo intorno alle 3 cime, poi giù fino a Cimabanche, sciogliendo le gambe e andando su di giri. Nel falsopiano prima del ristoro cammino per 4 km, non mi sono cambiato ed inizio ad avere veramente caldo. Chiacchiero con Matteo, che conosco lì per lì, mi aggancia li, simpaticissimo e lo ringrazio per aver alleggerito l’oretta e spicci passata insieme tra prima della base vita e subito dopo.
A Cimabanche sosta veloce per caricare un po’ garmin e cambiarmi i vestiti. Faccio la grossa cazzata di non ridarmi la fissan nei piedi. Errore sciocco che pagherò amaramente.
Riparto in direzione Ra Stua, Matteo mi supera (in salita ha un gran passo, potente e veloce). Si scollina, inizia la discesa e decido che non è più il tempo di cincischiare. Non mi va di metterci 24 ore. Accelero, passo un po’ di gente, le gambe girano bene. Affronto sassi e radici con una scioltezza e attenzione che non credevo di avere. Mi presento all’inizio della Travenanzes con in testa l’obiettivo del sub 21 ore (anzi più vicino alle 20 ore) e ricordandomi il percorso che manca e sentendo come mi sento fisicamente, so che ce la posso fare senza andare su di giri.
La Val Travenanzes è magica. Sembra Jurassic Park. Ti aspetti ad un certo punto di vedere qualche brachiosauro… e verso la fine della valle, lungo la salita al Col dei Bos vorresti anche tanto un bello pterodattilo carnivoro che ti prenda e ti inghiotta lì su due piedi. Meglio lo pterodattilo di altri 10 metri di salita…
Nell’attraversare la valle metto più volte i piedi in acqua. Nel giro di mezz’ora sono lessi e nel giro di un’altra mezz’ora, lungo l’ascesa, si formano due solette-vesciche, una per piede. Mi incazzo, sono un idiota. Obiettivo compromesso e lo so bene.
Inizia il calvario. Una camminata lunga e dolorosa, pregando sempre che il ristoro arrivasse prima di quando scritto sulla route map… e invece è sempre un paio di km dopo.
A Col Gallina sono indeciso, forse non vale la pensa continuare. Reincorocio la barba di coach Davide. Il suo sorriso. E riparto. Vaffanculo arrivo in fondo. Voglio lo smanicato. Voglio sentire la gente per il corso di Cortina.
Da Col Gallina all’arrivo passeranno 6 ore e mezzo, a denti stretti in ogni discesa con i piedi che bruciano ed il ginocchio sinistro che sento sempre più “voluminoso”. Qualche volta provo a trotterellare, ma il guadagno di tempo è così infimo da non compensare il disagio fisico. Averau e Giau, interminabili come ben mi ricordavo. La discesa verso Croda da Lago, con il tramonto che infiamma le montagne è la cartolina che mi porto dietro. Quello per cui uno si iscrive a questa esperienza.
Il boscodemmerda che non c’è più, e la nuova versione della discesa mi sembra così facile, quasi noiosa, in confronto al ricordo del bosco.
Da Mondeval (km 107) all’arrivo (km 121) mi sorpassano in 50 (lo dice il tracking) e mi abbandona il garmin, anche lui provato. Ogni pettorale che mi sorpassa mi incita ad andare, ad accennare un po’ di corsa. Un “forza dai avanti” nelle più disparate lingue. E io sorrido, ringrazio e lascio sfilare.
Taglio il traguardo, sorrido, penso. Alla fine pago il conto in 23 ore 33 minuti 28 secondi.
E sì, oggi posso dirlo e al di là delle offese a me stesso per gestione e cazzate elementari, sono soddisfatto di essere arrivato in fondo.
Sono encomiabili tutti i volontari, sempre pronti a sorridere e ad aiutarti, con una parola di conforto mai lesinata.
Ottima l’organizzazione, a tratti impersonale ma come deve esserlo per avviare e portare in fondo impeccabilmente un evento di quella portata. Il meteo poi a ‘sto giro è stato perfetto.
Un abbraccio a tutte le persone incontrate, mai avare di incitamenti applausi sorrisi incoraggiamenti. A tratti è stata quella la scintilla per continuare.
Sentirsi applaudire lungo il corso di Cortina, gli ultimi 100 metri, è una sensazione indescrivibile.
Gli ultimi 3 km mi sono ripetuto “qui col ca**o che mi ci rivedono nei prossimi anni. Mai e poi mai”. Oggi dico “che bella gara, quasi quasi…”
-------- E applausi alla Maciel, ma questa è una considerazione mia
