Una pelle molto sottile
Sono tornato in questi luoghi, dove tutto ha avuto inizio quasi per gioco, la primavera volta, inaspettatamente come allora. Qualche anno in più, qualche chilo in meno sulle spalle, ma con gli stessi occhi. Perché gli occhi di una persona sono l’unica parte del corpo che non cambia mai. Te li porti dietro dall’infanzia alla vecchiaia, e mentre tu cerchi di reinventarti, cancellarti e rinascere, loro rimangono sempre uguali. Sono il tuo passato e il tuo futuro, e quell’espressione è l’unica costante su cui puoi contare, il resto si perde o si trova.
Un pettorale, un nome ed una sequenza di numeri in un futuro ancora da percorrere. Un regalo di un amica, un invito a riprovare. A scrivere, a correre, a sognare. Ed è come se le mie dita battessero sui tasti di un pianoforte, li sfioro nella speranza che mi portino lontano, ed è un inchiostro simpatico quello che pian piano lascia le sue impronte. Una luce fioca mi sfiora l’iride, mentre le giornate si allungano e un’altra stagione prende forma.
Sono un ladro di parole sognate, frasi capovolte dai segnalibri, un tributo dovuto agli studi mancati ed alle promesse svanite. Parole che appartengono agli scaffali di legno che le custodiscono, a cui regalo un sorriso di sbieco quando, appena varcata la soglia di casa scorgo un musetto color gatto che mi distrae con il suo richiamo. Le parole sono preziose, sono figlie di emozioni, le parole ci segnano e ci insegnano, a volte spine a volte fiori.
Un’emozione non può rimanere in gabbia, ha bisogno di volare ed appoggiarsi sui fili di un pentagramma disegnato in cielo. Di tuffarsi in un mare limpido. Un’emozione ha bisogno di adagiarsi leggera come una piuma sulle pagine bianche. Quelle emozioni che a volte ritrovo rileggendo vecchie frasi, sfiorando le lenti che ancora mi permettono di vedere, come fanno i cacciatori con le prede.
Un grazie a chi ancora passa di qui a ritrovare la mia anima.
