mantissa ha scritto:ahah, quando parli di lavaggio del cervello e di pubblicità in circolo vizioso sembra tu voglia far intendere che ci sia un complotto fra chi sa e tace la verità sulle minimali e chi non vuol far sapere questo rivoluzionario segreto.
voglio dire. le case produttrici hanno interesse a vendere i propri prodotti: che senso avrebbe produrre scarpe che non si vogliono vendere?
e che vuol dire che la responsabilità più grossa ce l'ha chi tace. vorresti raccontare che chi usa le minimali dovrebbe fare proselitismo e opera di evangelizzazione? dài, su.
...ahah..proselitismo e opera di vangelizzazione?..complotti e segreti rivoluzionari? Lungi da me..è chiaro che non mi son spiegato nè ho reso l'idea di quel che intendevo..pazienza. Sul produrre scarpe che non si vogliono vendere, idem, io sostengo che non le si producano affatto, forse perchè hanno convenienza nel continuare a produrre "x" modelli della stessa specie(ultrapubblicizzati), piuttosto che uno solo, cn una filosofia differente. Ripeto, mio pensiero!
mantissa ha scritto:
bisognerebbe aggiungere che il praticante che è all'oscuro di ogni teoria sulla corsa e che non conosce bene "come correre" o che magari è solo all'inizio, abituato a dare giù di tallone anche solo camminando, bèh, con un paio di minimali qualsiasi rischierebbe di non passarsela tanto liscia, anche solo a livello di sensazioni. se andasse a comprare un paio di scarpe (facendo il test sul tapis-roulant) è ovvio che il commesso gli consigli una A3 e che non si metta a snocciolare per filo e per segno le teorie della giusta postura; mi pare logico, non è mica un allenatore.
certo, da un altro punto di vista è anche vero che uno prima corre con poco differenziale e meno rischia di incancrenirsi - anche involontariamente - con un gesto di corsa non tanto efficace e magari deleterio. eppure non è detto, c'è sempre in gioco un discorso di consapevolezza dei propri movimenti.
...giusto, non è un allenatore, ma fa un test sul tapis...che magari, un giorno, scopriremo che non ha nemmeno molto senso..e sarebbe molto più semplice ed efficace spiegare da subito che con una minimalista potrebbe iniziare ed imparare intraprendendo una via differente.
Il fatto che sia agli inizi non giustifica il dover per forza imparare un movimento innaturale e a comprarsi scarpe ultraprotettive per proteggersi da questo movimento innaturale..
mantissa ha scritto:
sotto un altro aspetto c'è anche che cambiare in itinere il proprio stile di corsa non è una cosa semplice - o comunque non per tutti. implica costanza, dedizione, e tanta tanta attenzione. una persona che corre per il piacere di farlo, semplicemente per muoversi un po' e non per chissà quale principio ideologico può trovare pesante il portare avanti un lavoro "scientifico" sulla propria postura. lavoro che per inciso si può fare anche senza scarpe minimali.
l'uso di scarpe minimali è connaturato a un certo tipo di postura, stile, e meccanica di corsa - cose che si possono raggiungere con l'esercizio o possedere naturalmente. senza queste caratteristiche si può andare incontro a problemi, è normale; come si può andare incontro a infortuni pur avendo una tecnica perfetta, perché non tutti abbiamo le stesse caratteristiche fisiche e i problemi possono sempre arrivare.
esempio: è vero che atterrare di tallone può portare problemi alla schiena, ma non è escluso che li possa avere - per svariate ragioni - anche chi ha un appoggio di avampiede.
insomma, i fattori in questione non si escludono mutualmente e non per tutti vale la medesima legge.
lo scopo di un'attività fisica amatoriale di solito è il benessere, che non è solo la forma fisica in rapporto al risultato agonistico, ma anche il livello di piacere che si raggiunge praticando l'attività - una cosa molto soggettiva. così per qualcuno lavorare sul piano della filosofia e teoria di corsa è un piacere, per altri può rappresentare solo un impiccio mentale. tutto dipende da come uno si rapporta allo sport, a se stesso, e ai risultati che consegue.
il differenziale accentuato, secondo me (ne parlavo tempo fa con un amico), è un fattore di per sé funzionale all'uso della scarpa: praticamente fra le varie cose va a compensare la minore flessibilità della scarpa rispetto a quella del piede, in modo da favorire il passo rispetto a una scarpa con minore differenziale ma uguale coefficiente di flessibilità.
dunque - sempre secondo me - una scarpa minimale, o comunque per la corsa naturale, dovrebbe impedire il meno possibile la normale flessione del piede e assecondare l'arco plantare nella sua funzione ammortizzatrice e di spinta. di conseguenza anche le altre articolazioni, a seguito di una giusta postura di corsa, aiuteranno nel gesto in maniera più fluida. il tutto a prescindere da tempi e distanze.
la differenza fra una minimale/naturale e una A1, per quel che mi sembra, sta nella conformazione della scarpa, e nel concetto di costruzione: una A1 è studiata per coadiuvare la velocità, "favorendo" la corsa e mantenendo un certo grado di protezione in relazione al peso, mentre la minimale dovrebbe essere studiata per rappresentare il minor ostacolo possibile al gesto "giusto" del correre, proteggendo dal contatto con suolo e poco più, cercando di essere il più ergonomica possibile.
il fatto che tu, andre, sia soddisfatto del tuo allenamento da 19km a 4'e04"/km con un paio di FiveFingers e sia in condizioni perfette non significa che sia la via giusta per ogni essere umano che corre. fosse anche perché la maggior parte dei podisti mantiene dei "pregiudizi" infondati e preferisca convivere con questi, bèh, quale è il problema.
personalmente trovo sensata sia l'idea del minimalismo che quella di indossare scarpe A3/A4. sono semplicemente due strade differenti, e che comunque non sempre sono in antitesi. l'"ignoranza" c'entra marginalmente - quella rientra appieno solo nelle chiacchiere che si fanno fra compagni; - più che altro c'entra, credo, una modalità differente di intendere (o di non intendere) la tecnica di corsa.
Sul resto, sono punti di vista, io la vedo in maniera un po' diversa, ma è giusto così. Quando inizio a fare qualcosa,imparo a farla e poi la faccio..ma soprattutto se poi mi rendo conto di farla male, provo a farla meglio.. Quando dici che per correre naturale bisogna passare da concetti filosofici e concetti di corsa, fatico a comprendere, essendo la corsa naturale, "naturale"appunto..quella che chiunque farebbe se azzardasse qualche passo di corsa a piedi scalzi.. Quella invece ragionata, trasformata e costruita è quella di tallone..quindi semmai un impiccio mentale lo rappresenta la rullata.. Anche questo è un mio pensiero ovviamente..
Condividere il mio allenamento, non era certo voler portare una verità assoluta, ma semplicemente una testimonianza, nè rappresentano per me un problema i pregiudizi mantenuti dalla maggior parte dei podisti che poi fan passare il messaggio "corsa=infortuni"..e questo magari mi piace già meno..Poi sarebbero moltissimi altri i fattori da analizzare..ma saremmo off topic..