Le abbiamo in pochi...e raramente i più veloci, perchè?

Moderatori: fujiko, gambacorta, d1ego

Autumn

Re: Le abbiamo in pochi...e raramente i più veloci, perchè?

Messaggio da Autumn »

@ubald

Fai bene a scendere nello specifico, si chiacchiera meglio :)
Per mio conto ho modificato l'appoggio modificando interamente la postura, quindi controllando che testa, fianchi e caviglia fossero sulla stessa retta, modificando l'inclinazione e l'ampiezza della falcata. L'appoggio sull'avampiede non è stato cercato quanto trovato "spontaneamente" una volta aggiustati gli altri parametri.
Durante il periodo di "riabilitazione" mi sono accorto però che poggiando di mesopiede, piuttosto che di avampiede, l'ammortizzazione naturale (principalmente a causa della maggior superficie su cui si distribuiscono le forze all'impatto con il suolo) ne trae gran beneficio. Infatti da gennaio (quando ho ripreso l'attività avendo superato tutti i problemi) corro di mesopiede e se provo a spostarmi sull'avampiede pur non avendo dolori sento che la "pressione" aumenta.
Attualmente però sono tornato alle Pegasus con le quali mi trovo comunque bene, anche se sicuramente il tacco, influisce sulla meccanica di corsa, per i lunghi (che poi sono corti visto che ho ripreso da poco :) ) e per le corse su sterrato, spiaggia o comunque brevi utilizzo le free run.
Sono nella fase in cui sebbene desiderosissimo di riprovare ho ancora i postumi psicologici di 8-10 mesi di stop (oltre i tibiali anche la schiena) :)
Per amor di scienza si sa quanto sia difficile in questi casi distribuire equamente le responsabilità dei danni!
Autumn

Re: Le abbiamo in pochi...e raramente i più veloci, perchè?

Messaggio da Autumn »

@marcos

Si assolutamente concordo. il differente appoggio è conseguente al lavoro sulla postura e sulla tecnica di corsa.
Avatar utente
ubald
Ultramaratoneta
Messaggi: 1900
Iscritto il: 24 ago 2012, 10:05
Località: Gela e Bari

Re: Le abbiamo in pochi...e raramente i più veloci, perchè?

Messaggio da ubald »

Autumn ha scritto:@ubald

Fai bene a scendere nello specifico, si chiacchiera meglio :)
Per mio conto ho modificato l'appoggio modificando interamente la postura, quindi controllando che testa, fianchi e caviglia fossero sulla stessa retta, modificando l'inclinazione e l'ampiezza della falcata. L'appoggio sull'avampiede non è stato cercato quanto trovato "spontaneamente" una volta aggiustati gli altri parametri.
Durante il periodo di "riabilitazione" mi sono accorto però che poggiando di mesopiede, piuttosto che di avampiede, l'ammortizzazione naturale (principalmente a causa della maggior superficie su cui si distribuiscono le forze all'impatto con il suolo) ne trae gran beneficio. Infatti da gennaio (quando ho ripreso l'attività avendo superato tutti i problemi) corro di mesopiede e se provo a spostarmi sull'avampiede pur non avendo dolori sento che la "pressione" aumenta.
Attualmente però sono tornato alle Pegasus con le quali mi trovo comunque bene, anche se sicuramente il tacco, influisce sulla meccanica di corsa, per i lunghi (che poi sono corti visto che ho ripreso da poco :) ) e per le corse su sterrato, spiaggia o comunque brevi utilizzo le free run.
Sono nella fase in cui sebbene desiderosissimo di riprovare ho ancora i postumi psicologici di 8-10 mesi di stop (oltre i tibiali anche la schiena) :)
Per amor di scienza si sa quanto sia difficile in questi casi distribuire equamente le responsabilità dei danni!
hai fatto bene, direi :beer:
Avatar utente
andrebarca78
Mezzofondista
Messaggi: 86
Iscritto il: 31 ago 2011, 12:30

Re: Le abbiamo in pochi...e raramente i più veloci, perchè?

Messaggio da andrebarca78 »

Bella discussione,son contento di averla proposta!
La mia idea sulla refrattarietà dei più a cambiare il proprio stile di corsa, è proprio su questo punto..la poca voglia di cambiare, l'accettare "senza se e senza ma" che correre fa male, quindi porta ad inevitabili conseguenze negative da mettere comunque in conto..Certo che il gran lavaggio del cervello ricevuto su A2/A3/A4, ammortizzazione, peso, velocità,appoggio neutro prono o supino...fa il resto!
Ma, secondo me, la responsabilità più grossa, ce l'ha chi sa e tace,mi spiego meglio: se quella della corsa minimalista, è una realtà(o un'alternativa) che la "scienza"(oltretutto moderna e non quella di qualche anno fa che testava ammortizzamento ecc ecc) dimostra praticabile ed efficace per prevenire alcuni infortuni noti, perchè non parlarne? Perchè non proporla al praticante meno "internauta", meno affamato di sapere che si limita al consiglio dell'amico o del negoziante di turno, ma che magari legge la rivista di running...e se leggesse qualche bell'articolo autorevole di questa alternativa, magari sarebbe stimolato o incuriosito a provare..? Le pagine delle riviste che mi capita di sfogliare, son spesso monopolizzate dai soliti modelli, che poi sono anche quelli più venduti...e quindi più pubblicizzati...Un vero circolovizioso!
Parlando con amici podisti locali..le motivazioni "scientifiche" più quotate per sbugiardare il minimalismo sono..
"ma se tutti mettono scarpe ammortizzate e corrono sul tallone, ci sarà un perchè no?"
"alle gare i primi non le hanno, quindi non van bene"
"per mettere quelle scarpe bisogna essere leggeri e veloci, io mi farei male subito"
"come mai nei negozi non le propone nessuno? Perchè è chiaro che non van bene"
Per la cronaca, ieri mattina 19km in fivefingers bikila in un allenamento così strutturato:
10km fl(4'09"/km)+3km fms(3'53"/km)+4x(500m fv+500m fl)3'35/4'10 + 2km fl (media finale 4'04"/km). Polpacci perfetti, tutto benissimo, unico inconveniente, due bollicine sulla parte esterna del piede giusto sotto il mignolo per intenderci.. La pelle deve ancora abituarsi a certi distanze/ritmi, ma nel complesso soddisfattissimo! Vorrei provare a farci la preparazione(inizierò a metà luglio) alla maratona di Verona ad Ottobre e, se tutto andrà per il meglio, correrci la maratona!
Avatar utente
mantissa
Ultramaratoneta
Messaggi: 1432
Iscritto il: 13 apr 2012, 16:42

Messaggio da mantissa »

ahah, quando parli di lavaggio del cervello e di pubblicità in circolo vizioso sembra tu voglia far intendere che ci sia un complotto fra chi sa e tace la verità sulle minimali e chi non vuol far sapere questo rivoluzionario segreto.
voglio dire. le case produttrici hanno interesse a vendere i propri prodotti: che senso avrebbe produrre scarpe che non si vogliono vendere?
e che vuol dire che la responsabilità più grossa ce l'ha chi tace. vorresti raccontare che chi usa le minimali dovrebbe fare proselitismo e opera di evangelizzazione? dài, su.
bisognerebbe aggiungere che il praticante che è all'oscuro di ogni teoria sulla corsa e che non conosce bene "come correre" o che magari è solo all'inizio, abituato a dare giù di tallone anche solo camminando, bèh, con un paio di minimali qualsiasi rischierebbe di non passarsela tanto liscia, anche solo a livello di sensazioni. se andasse a comprare un paio di scarpe (facendo il test sul tapis-roulant) è ovvio che il commesso gli consigli una A3 e che non si metta a snocciolare per filo e per segno le teorie della giusta postura; mi pare logico, non è mica un allenatore.
certo, da un altro punto di vista è anche vero che uno prima corre con poco differenziale e meno rischia di incancrenirsi - anche involontariamente - con un gesto di corsa non tanto efficace e magari deleterio. eppure non è detto, c'è sempre in gioco un discorso di consapevolezza dei propri movimenti.

sotto un altro aspetto c'è anche che cambiare in itinere il proprio stile di corsa non è una cosa semplice - o comunque non per tutti. implica costanza, dedizione, e tanta tanta attenzione. una persona che corre per il piacere di farlo, semplicemente per muoversi un po' e non per chissà quale principio ideologico può trovare pesante il portare avanti un lavoro "scientifico" sulla propria postura. lavoro che per inciso si può fare anche senza scarpe minimali.

l'uso di scarpe minimali è connaturato a un certo tipo di postura, stile, e meccanica di corsa - cose che si possono raggiungere con l'esercizio o possedere naturalmente. senza queste caratteristiche si può andare incontro a problemi, è normale; come si può andare incontro a infortuni pur avendo una tecnica perfetta, perché non tutti abbiamo le stesse caratteristiche fisiche e i problemi possono sempre arrivare.
esempio: è vero che atterrare di tallone può portare problemi alla schiena, ma non è escluso che li possa avere - per svariate ragioni - anche chi ha un appoggio di avampiede.
insomma, i fattori in questione non si escludono mutualmente e non per tutti vale la medesima legge.

lo scopo di un'attività fisica amatoriale di solito è il benessere, che non è solo la forma fisica in rapporto al risultato agonistico, ma anche il livello di piacere che si raggiunge praticando l'attività - una cosa molto soggettiva. così per qualcuno lavorare sul piano della filosofia e teoria di corsa è un piacere, per altri può rappresentare solo un impiccio mentale. tutto dipende da come uno si rapporta allo sport, a se stesso, e ai risultati che consegue.

il differenziale accentuato, secondo me (ne parlavo tempo fa con un amico), è un fattore di per sé funzionale all'uso della scarpa: praticamente fra le varie cose va a compensare la minore flessibilità della scarpa rispetto a quella del piede, in modo da favorire il passo rispetto a una scarpa con minore differenziale ma uguale coefficiente di flessibilità.
dunque - sempre secondo me - una scarpa minimale, o comunque per la corsa naturale, dovrebbe impedire il meno possibile la normale flessione del piede e assecondare l'arco plantare nella sua funzione ammortizzatrice e di spinta. di conseguenza anche le altre articolazioni, a seguito di una giusta postura di corsa, aiuteranno nel gesto in maniera più fluida. il tutto a prescindere da tempi e distanze.

la differenza fra una minimale/naturale e una A1, per quel che mi sembra, sta nella conformazione della scarpa, e nel concetto di costruzione: una A1 è studiata per coadiuvare la velocità, "favorendo" la corsa e mantenendo un certo grado di protezione in relazione al peso, mentre la minimale dovrebbe essere studiata per rappresentare il minor ostacolo possibile al gesto "giusto" del correre, proteggendo dal contatto con suolo e poco più, cercando di essere il più ergonomica possibile.

il fatto che tu, andre, sia soddisfatto del tuo allenamento da 19km a 4'e04"/km con un paio di FiveFingers e sia in condizioni perfette non significa che sia la via giusta per ogni essere umano che corre. fosse anche perché la maggior parte dei podisti mantiene dei "pregiudizi" infondati e preferisca convivere con questi, bèh, quale è il problema.
personalmente trovo sensata sia l'idea del minimalismo che quella di indossare scarpe A3/A4. sono semplicemente due strade differenti, e che comunque non sempre sono in antitesi. l'"ignoranza" c'entra marginalmente - quella rientra appieno solo nelle chiacchiere che si fanno fra compagni; - più che altro c'entra, credo, una modalità differente di intendere (o di non intendere) la tecnica di corsa.
Avatar utente
andrebarca78
Mezzofondista
Messaggi: 86
Iscritto il: 31 ago 2011, 12:30

Re:

Messaggio da andrebarca78 »

mantissa ha scritto:ahah, quando parli di lavaggio del cervello e di pubblicità in circolo vizioso sembra tu voglia far intendere che ci sia un complotto fra chi sa e tace la verità sulle minimali e chi non vuol far sapere questo rivoluzionario segreto.
voglio dire. le case produttrici hanno interesse a vendere i propri prodotti: che senso avrebbe produrre scarpe che non si vogliono vendere?
e che vuol dire che la responsabilità più grossa ce l'ha chi tace. vorresti raccontare che chi usa le minimali dovrebbe fare proselitismo e opera di evangelizzazione? dài, su.
...ahah..proselitismo e opera di vangelizzazione?..complotti e segreti rivoluzionari? Lungi da me..è chiaro che non mi son spiegato nè ho reso l'idea di quel che intendevo..pazienza. Sul produrre scarpe che non si vogliono vendere, idem, io sostengo che non le si producano affatto, forse perchè hanno convenienza nel continuare a produrre "x" modelli della stessa specie(ultrapubblicizzati), piuttosto che uno solo, cn una filosofia differente. Ripeto, mio pensiero!
mantissa ha scritto: bisognerebbe aggiungere che il praticante che è all'oscuro di ogni teoria sulla corsa e che non conosce bene "come correre" o che magari è solo all'inizio, abituato a dare giù di tallone anche solo camminando, bèh, con un paio di minimali qualsiasi rischierebbe di non passarsela tanto liscia, anche solo a livello di sensazioni. se andasse a comprare un paio di scarpe (facendo il test sul tapis-roulant) è ovvio che il commesso gli consigli una A3 e che non si metta a snocciolare per filo e per segno le teorie della giusta postura; mi pare logico, non è mica un allenatore.
certo, da un altro punto di vista è anche vero che uno prima corre con poco differenziale e meno rischia di incancrenirsi - anche involontariamente - con un gesto di corsa non tanto efficace e magari deleterio. eppure non è detto, c'è sempre in gioco un discorso di consapevolezza dei propri movimenti.
...giusto, non è un allenatore, ma fa un test sul tapis...che magari, un giorno, scopriremo che non ha nemmeno molto senso..e sarebbe molto più semplice ed efficace spiegare da subito che con una minimalista potrebbe iniziare ed imparare intraprendendo una via differente.
Il fatto che sia agli inizi non giustifica il dover per forza imparare un movimento innaturale e a comprarsi scarpe ultraprotettive per proteggersi da questo movimento innaturale..
mantissa ha scritto: sotto un altro aspetto c'è anche che cambiare in itinere il proprio stile di corsa non è una cosa semplice - o comunque non per tutti. implica costanza, dedizione, e tanta tanta attenzione. una persona che corre per il piacere di farlo, semplicemente per muoversi un po' e non per chissà quale principio ideologico può trovare pesante il portare avanti un lavoro "scientifico" sulla propria postura. lavoro che per inciso si può fare anche senza scarpe minimali.

l'uso di scarpe minimali è connaturato a un certo tipo di postura, stile, e meccanica di corsa - cose che si possono raggiungere con l'esercizio o possedere naturalmente. senza queste caratteristiche si può andare incontro a problemi, è normale; come si può andare incontro a infortuni pur avendo una tecnica perfetta, perché non tutti abbiamo le stesse caratteristiche fisiche e i problemi possono sempre arrivare.
esempio: è vero che atterrare di tallone può portare problemi alla schiena, ma non è escluso che li possa avere - per svariate ragioni - anche chi ha un appoggio di avampiede.
insomma, i fattori in questione non si escludono mutualmente e non per tutti vale la medesima legge.

lo scopo di un'attività fisica amatoriale di solito è il benessere, che non è solo la forma fisica in rapporto al risultato agonistico, ma anche il livello di piacere che si raggiunge praticando l'attività - una cosa molto soggettiva. così per qualcuno lavorare sul piano della filosofia e teoria di corsa è un piacere, per altri può rappresentare solo un impiccio mentale. tutto dipende da come uno si rapporta allo sport, a se stesso, e ai risultati che consegue.

il differenziale accentuato, secondo me (ne parlavo tempo fa con un amico), è un fattore di per sé funzionale all'uso della scarpa: praticamente fra le varie cose va a compensare la minore flessibilità della scarpa rispetto a quella del piede, in modo da favorire il passo rispetto a una scarpa con minore differenziale ma uguale coefficiente di flessibilità.
dunque - sempre secondo me - una scarpa minimale, o comunque per la corsa naturale, dovrebbe impedire il meno possibile la normale flessione del piede e assecondare l'arco plantare nella sua funzione ammortizzatrice e di spinta. di conseguenza anche le altre articolazioni, a seguito di una giusta postura di corsa, aiuteranno nel gesto in maniera più fluida. il tutto a prescindere da tempi e distanze.

la differenza fra una minimale/naturale e una A1, per quel che mi sembra, sta nella conformazione della scarpa, e nel concetto di costruzione: una A1 è studiata per coadiuvare la velocità, "favorendo" la corsa e mantenendo un certo grado di protezione in relazione al peso, mentre la minimale dovrebbe essere studiata per rappresentare il minor ostacolo possibile al gesto "giusto" del correre, proteggendo dal contatto con suolo e poco più, cercando di essere il più ergonomica possibile.

il fatto che tu, andre, sia soddisfatto del tuo allenamento da 19km a 4'e04"/km con un paio di FiveFingers e sia in condizioni perfette non significa che sia la via giusta per ogni essere umano che corre. fosse anche perché la maggior parte dei podisti mantiene dei "pregiudizi" infondati e preferisca convivere con questi, bèh, quale è il problema.
personalmente trovo sensata sia l'idea del minimalismo che quella di indossare scarpe A3/A4. sono semplicemente due strade differenti, e che comunque non sempre sono in antitesi. l'"ignoranza" c'entra marginalmente - quella rientra appieno solo nelle chiacchiere che si fanno fra compagni; - più che altro c'entra, credo, una modalità differente di intendere (o di non intendere) la tecnica di corsa.
Sul resto, sono punti di vista, io la vedo in maniera un po' diversa, ma è giusto così. Quando inizio a fare qualcosa,imparo a farla e poi la faccio..ma soprattutto se poi mi rendo conto di farla male, provo a farla meglio.. Quando dici che per correre naturale bisogna passare da concetti filosofici e concetti di corsa, fatico a comprendere, essendo la corsa naturale, "naturale"appunto..quella che chiunque farebbe se azzardasse qualche passo di corsa a piedi scalzi.. Quella invece ragionata, trasformata e costruita è quella di tallone..quindi semmai un impiccio mentale lo rappresenta la rullata.. Anche questo è un mio pensiero ovviamente..
Condividere il mio allenamento, non era certo voler portare una verità assoluta, ma semplicemente una testimonianza, nè rappresentano per me un problema i pregiudizi mantenuti dalla maggior parte dei podisti che poi fan passare il messaggio "corsa=infortuni"..e questo magari mi piace già meno..Poi sarebbero moltissimi altri i fattori da analizzare..ma saremmo off topic..
Autumn

Re: Le abbiamo in pochi...e raramente i più veloci, perchè?

Messaggio da Autumn »

Una cosa che però dobbiamo avere tutti chiara in testa è che NON esistono prove scientifiche che attestino la superiorità della corsa "naturale" rispetto a quella "strutturata", né in termini di prestazioni, né in termini di ratio infortuni.
Esistono alcuni studi, spesso molto pubblicizzati dai siti che promuovono la corsa naturale, a favore del minimalismo e altrettanti che testimoniano il contrario. Poi ce ne sono ancora di più che fondamentalmente concludono che, al momento attuale, non ci sono prove che testimonino in maniera seria e scientifica se una calzatura sia migliore dell'altra.

Questo per evitare di dare degli sfaticati o degli scemi a chi usa A3 o sentirsi portatori del vero Verbo quando si parla di minimalismo ;)
Avatar utente
mantissa
Ultramaratoneta
Messaggi: 1432
Iscritto il: 13 apr 2012, 16:42

Messaggio da mantissa »

ma, andre, non c'è una ragione - e neanche tu la spieghi - per cui una qualsiasi ditta debba spingere più per un modello tradizionale che per uno minimale. questo punto che menzioni mi rimane totalmente oscuro.
quasi tutti i principali marchi che producono scarpe tradizionali hanno anche gamme di prodotti minimali o che si avvicinano al concetto: perché non dovrebbero aver voglia di venderli?

le scarpe tradizionali di per sé non impediscono il movimento naturale, ma più che altro proteggono da quello innaturale.
da un altro punto di vista è anche vero però che un tallone ingombrante e un differenziale accentuato sfavoriscano l'appoggio di avampiede - appoggio di avampiede che non conta niente se non è affiancato da una corretta postura.
il differenziale delle scarpe tradizionale serve anche a sopperire al deficit di flessibilità che viene portato dall'intersuola della scarpa. l'inclinazione in avanti serve a favorire il passo, cercando di compensare l'ostacolo rappresentato dalla differenza di flessibilità fra piede e suola.
questo per dire che se uno corre nella giusta postura lo fa anche con un paio di anfibi. ovviamente peggio, ma lo fa. non è certo la scarpa a guidare lo stile di corsa, è solo un mezzo che coadiuva il gesto.

quel che voglio dire col fatto che ad alcuni può scocciare lavorare sulla propria tecnica di corsa significa "rispettare" il loro modo di intenderla, che magari può essere solo uno svago e non un mezzo per l'automiglioramento. nessuno è obbligato a migliorare il proprio stile, se non lo desidera; mi pare chiaro.
il fatto che la corsa sia un gesto naturale non significa che tutti corrano nella "giusta" posizione da subito: c'è chi dà giù di tallone, chi no, chi arretra col bacino, chi ha le ginocchia vare, valghe, chi stende le gambe in avanti, chi non lavora con le braccia, chi sta col busto indietro, chi con le spalle gobbe, eccetera eccetera. è per questo che correre può diventare anche una specie di studio sulla conoscenza del proprio corpo e sulla sua padronanza.
correre è un gesto sì naturale, ma la naturalezza non è sinonimo di una gestualità tecnicamente efficiente e perfetta; ed è qui che entrano in gioco gli strumenti tecnici (nel caso le scarpe) che mediano fra una tecnica non perfetta seppur naturale e l'indole con cui la persona si approccia all'attività fisica.
Avatar utente
andrebarca78
Mezzofondista
Messaggi: 86
Iscritto il: 31 ago 2011, 12:30

Re: Le abbiamo in pochi...e raramente i più veloci, perchè?

Messaggio da andrebarca78 »

@Autumn: non mi permetterei mai, nè mi son permesso, di dare dello sfaticato o dello scemo all'utilizzatore di A3, semmai mi capita di vedere che molti le usano, solo perchè non sanno nemmeno cosa siano le minimaliste..
@Mantissa: le ditte producono e spingono quel che si vende, e al momento sappiamo cosa si vende..Poi per giustificare modelli nuovi e sempre più ammortizzanti(e certi prezzi),passano il messaggio che con "questi" materiali innovativi si ammortizza meglio ecc ecc..ma che dopo 500km bisogna cambiarle, mi raccomando, se no non ammortizzano più bene...Come potrebbero improvvisamente rimangiarsi tutto quel che hanno predicato per anni e sul quale hanno basato il loro successo?Come potrebbero di botto consigliare di correre scalzi se fino a ieri beatificavano il gel? Poi, che si pubblicizzi solo un tipo di prodotto, credo sia sotto l'occhio di tutti.. Colossi tipo Asics, non hanno veri modelli minimalisti in catalogo..
Resto dell'idea(mia) che non si possa correre con la tecnica "naturale" con ai piedi una scarpa "classica" , che per caratteristica, è poco flessibile(limite enorme), ha un tallone ingombrante e un drop elevato che impedisce la giusta sequenza nell'appoggio,ha una pianta stretta impedendo alle dita di svolgere il loro prezioso ruolo..o almeno, io non ne sono capace, nè ne sarei capace adesso nonostante abbia appreso e "fatto mio" quel tipo di corsa.Insomma la scarpa non detta un certo stile di corsa, forse, ma certamente ne ostacola un altro.
Sulle prove scientifiche, direi che gli studi più recenti, vanno in una sola direzione..e gli scienziati, per natura, non hanno mai certezze, sono sempre pronti a mettere in dubbio quanto dimostrato il giorno prima..se no non ci sarebbero progressi!
Avatar utente
mantissa
Ultramaratoneta
Messaggi: 1432
Iscritto il: 13 apr 2012, 16:42

Messaggio da mantissa »

il discorso che fai sui prezzi non è esatto, perché le minimali non è che costino poco, anzi. più o meno i prezzi sono simili.

quello che si dice sulle scarpe tradizionali è conosciuto. tu puoi considerarlo come una leggenda volta a vendere più paia, ma alla stessa maniera puoi considerare come una diceria tutto ciò che si dice riguardo alle minimali. col tuo ragionamento non c'è via di uscita, a voler restare su di un piano razionale.

le scarpe tradizionali hanno il loro senso. hanno vantaggi e svantaggi dei quali si è parlato. non "favoriscono" una corsa naturale, ma hanno altre caratteristiche di mediazione che possono essere sia apprezzate che criticate. fermo restando che un atleta con una tecnica perfetta non vedrà insudiciato totalmente il suo stile da un paio di scarpe.
le A1, A2, A3, A4, offrono una gamma di calzate varia che il podista è libero di scegliere, e altrettanto fanno le gamme minimali. in tutto ciò io non riesco a vedere alcun lavaggio del cervello, ma solo teorie più o meno affidabili, e come sempre opinabili.

che i colossi vogliano imporre una sola tipologia di scarpa mi pare strampalato; se Asics non ha una linea minimale chi se ne importa, alla fine. vorrà dire che se voglio comprare una scarpa minimale andrò su altri marchi.

spesso succede che chi inizia con le minimali - dopo un periodo di adattamento e di "studio" - poi non torna indietro sulle tradizionali, e una ragione valida c'è sicuramente.
questa mi sembra l'unica informazione degna di nota; tutto quello che riguarda le trame delle grosse multinazionali che spingono per scarpe strutturate mi pare paccottiglia. tutto qua.
certo è, poi, che se producendo scarpe minimali non ci fosse lucro queste non verrebbero prodotte. le aziende non fanno mica filantropia.

Torna a “Natural Running”