corsa e vita sociale

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simpep
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Re: corsa e vita sociale

Messaggio da simpep »

@mantissa
L'analisi mi incuriosisce !
Forse però sarebbe necessario distinguere fra "esaltazione" e "gratificante consapevolezza".
Anche se la situazione per ogni individuo è di tipo analogica per cui penso che le due situazioni abbiano vistosi margini di sovrapposizione.
:salut:
simone . . . . . corro perché così le mie collinette di emozioni diventano montagne.

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ChippZ
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Re: corsa e vita sociale

Messaggio da ChippZ »

Mantissa, sì, da un lato è vero che definisco "negativo" tutto quello che non rispecchia i miei idealismi, ma questo perché fin'ora ho conosciuto ragazzi il cui unico hobby è quello di sballarsi, bere e fumare.
Circa 6 anni fa avevo una bella compagnia, si giocava e ci si divertiva. Poi abbiamo iniziato a formare idealismi diversi finché non mi hanno escluso dal gruppo. Tempo neanche due mesi e TUTTI i ragazzi del gruppo hanno iniziato con le prime sigarette, alcool e discoteche. Ora qualcuno è finito ai domiciliari.

Ho definito pecore e lupi perché non ho visto distinzioni: dopo che mi allontanarono dal gruppo, tutti gli altri hanno preso quella strada. Nessuno che ha cercato di uscirne o trovare altri interessi. Ergo, ho pensato alle pecore...

Questo per dirti che quell'esperienza mi ha fatto vedere come l'unico pilastro di equilibrio (cosa che non era vera) e da quello è nata questa mia distinzione del fare sport di sacrificio (ma penso sia solo un caso: se come hobby andassi a raccogliere castagne avrei detto la stessa cosa) = positivo mentre tutto il resto è negativo.

Quindi, avendo questa visione, se corri ma ti piace andare a sballarti, per me rientri sempre nella parte del "negativo" (anche perché la corsa non è mai l'hobby principale in questi casi.. sempre secondo la mia "esperienza").

Per quanto riguarda la persona a me cara, uno dei mille motivi di questa lontananza purtroppo è che facevo troppo per questa persona e ad ogni modo vedeva la corsa come una cosa da emarginati (visto che io correvo e basta: "non uscivo mai").

Però forse hai proprio azzeccato: sembro un lupo che non accetta l'estraneo e che cerca di portare tutti dalla sua parte. Non esistono vie di mezzo.
Oppure è solo un odio verso queste cose dei ragazzi della mia età.
Il mio nuovo blog, raccolta di interviste di atletica: https://paroledicorsa.blogspot.it/
800m = 2':16" 2017
1.5km = 4':43" 2014
3km = 10':22" 2014
5km = 17':39" 2014
10km = 37':40" 2014
Mezza = 1h:26':27" 2015
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mantissa
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Messaggio da mantissa »

ChippZ, non fasciarti la testa prima di sbatterla, non caricare le cose di idee che nella pratica non esistono:
la corsa è un'attività da emarginati.
nessuno può dire il contrario; forse solo qualche cinquantenne in crisi di mezza età potrebbe e chi la pratica per esaltazione. forse.

potrei parlarti sai quanto della mia adolescenza e come me tutti, che tutti dobbiamo fare delle scelte, che il periodo di mezzo è quello più critico per lo sviluppo sia intellettivo che fisico, e che questa cosa che descrivi capita più o meno a tutti, di qua o di là dal muro. eppure la retorica è meglio lasciarla fare.
da che mondo è mondo la gioventù è l'età degli errori. ti basta leggere Leopardi oppure all'opposto Baudelaire o solo andare avanti senza preconcetti per renderti conto che sono gli errori e come si soppesano e riconoscono che formano maggiormente la persona insieme all'emulazione e al contrappasso, e non le cose giuste per "legge divina". che i confini fra persona e persona non sono così netti come credi adesso e che le persone che non immagineresti, se hai la dignità di accostartici e di non schifarle a prescindere, possono sorprenderti tante volte e quelle che reputi più affini buttartelo in culo senza sputo in un batter di ciglia - e anche tu potresti farlo. perché non esistono valori assoluti che rendono le cose giuste o sbagliate in quanto tali, ed è la discrezionalità umana - individuale o collettiva - che attraverso tanti meccanismi definisce e sposta i confini. chi non commette errori non progredisce, e in questo la corsa sarebbe una buona metafora.

non mi sento superiore rispetto ai miei vecchi amici che hanno terminato la corsa appesi per il collo a un guinzaglio per cani o in overdose, o che se la passano chissà come a Sollicciano o in qualche casa famiglia dopo un sacco di TSO. anzi, sento un senso di mancanza.
cretinate ne facciamo tutti, quando prima quando dopo. pure il tuo idealismo può diventare una cretinata da rimpiangere: tutto sta nel come le cose vengono utilizzate, perché è la forma che adottiamo che comunica per noi (nel bene e nel male), mentre nessuno potrà mai vedere la sostanza per quella che è dentro a ognuno, né la persona stessa può guardarsi dentro ed essere del tutto sicura che sia davvero come crede.
essere una buona persona al netto delle proprie esperienze, per come la vedo, viene prima di qualsiasi tipo di aggregazione o disgregazione sociale, sportiva e non.

poi, va da sé, nessuno può addentrarsi meglio di te nella situazione che tu stesso vivi, e nessuno potrebbe darti mai dritte sicure a riguardo.
si fa per parlare, e anche nelle questioni più semplici ci sono tante sfumature differenti. è solo la soluzione, poi, che di solito è o bianca o nera, e ci sono tanti modi per applicarla.
maria74

Re:

Messaggio da maria74 »

mantissa ha scritto: la corsa è un'attività da emarginati.
nessuno può dire il contrario; forse solo qualche cinquantenne in crisi di mezza età potrebbe e chi la pratica per esaltazione. forse.
:thumbdown:


non esistono gli emarginati, ma solo chi ti fa sentire tale

se nessuno emargina nessuno è emarginato



e, per rimanere in tema con quanto scrivi:

1) non capisco il collegamento tra il considerare la corsa come "attività da non-emarginati" e i cinquantenne in crisi di mezza età
(a proposito...esiste un'età senza crisi?)

2) mi ricollego anche a quanto scrivi sopra, riguardo l'esaltazione: secondo me qualunque cosa può essere il pretesto per esaltarsi, non solo lo sport in quanto fatica. Se una persona ha un temperamento incline all'esaltazione si esalta anche quando si guarda allo specchio da ferma. Quindi non esistono (a mio parere) attività che conducono all'esaltazione quanto temperamenti predisposti ad esaltarsi.

Per il resto, su molte cose sono d'accordo con te

:beer:
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ludovico_van
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Re: corsa e vita sociale

Messaggio da ludovico_van »

Sul fatto che la corsa sia una attività da emarginati non sono per niente d'accordo. Quando, alla domenica, vado a fare una tapasciata mi sento in mezzo ai miei simili... E pure per gli allenamenti: io effettivamente mi alleno sempre da solo, però ci sono persone che condividono un sacco di corse.
Maria ha detto una cosa estremamente intelligente: non esistono età senza crisi... o meglio, lo sono tutte e non lo è nessuna. Pure un bambino di 12 anni che vive spensierato può conoscerne un altro che ha grossi problemi che derivano da situazioni famigliari difficili...al contrario può esistere un essere umano che arriva al suo ultimo giorno di vita senza avere mai vissuto crisi.
Chippz, vai avanti così... :thumleft:
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mantissa
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Messaggio da mantissa »

la corsa è un'attività da emarginati perché emargina.
nel podismo non c'è un emarginatore che mette al bando un emarginato: c'è un individuo che decide senzientemente di staccarsi dal gruppo andando a correre. persino quando la corsa diventa attività di gruppo è comunque una competizione o un'attività genericamente aggregativa che è comunque solitaria. dunque emarginante. e anche il fatto che si cerchino volontariamente altri podisti è segregante. segregante dagli altri non podisti.
questo non lo decido io, è una descrizione degli eventi. è così che va, tutto qua. uno può sentirsi non emarginato e ne ha tutti i diritti; è solo il gesto che è emarginante in sé, se non a livello sociale "totale" a livello fisico e mentale.
questo, va da sé, ha anche tanti lati positivi.

nel discorso generale, in società, non esistono solo coloro che vengono emarginati, ma anche coloro che si emarginano volontariamente o che a volte mettono in pratica atteggiamenti di contrasto volutamente irritanti per venire emarginati (è un po' come quando uno non ha le palle per lasciare una ragazza e fa di tutto perché sia lei a lasciare lui. più o meno).
ma lasciamo perdere 'sta cosa che c'entra poco.

ogni età ha la sua crisi, altrimenti non ci sarebbero cambiamenti.
il discorso c'entra perché crisi, letteralmente, significa separazione e per estensione decisione, e implica un netto cambiamento che divide totalmente da quanto avveniva in precedenza.

ognuno è predisposto a esaltarsi - è la legge della natura - quando esegue qualcosa che ritiene particolare, che non è alla portata di tutti, e che rende ipoteticamente differenti. c'entra pure la biochimica.
è la prerogativa umana alla moderazione che, casomai, fa mediare e riconoscere con un minimo di umiltà le cose con un'ottica un pelo più amplia, favorendo di conseguenza - anche se lentamente - relazioni umane non basate sulla dominazione.
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ludovico_van
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Re: corsa e vita sociale

Messaggio da ludovico_van »

Segregante dagli altri non podisti. Giustissimo. Però non la puoi definire emarginante , o meglio non lo è in valore assoluto. Altrimenti tutte le attività sono emarginanti...pure il calcio allora ti emargina da quelli che non giocano a calcio...
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mantissa
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Messaggio da mantissa »

vorrei ben vedere, giusto. ma un'attività di squadra - nel caso il calcio - ha implicazioni sociali riconosciute meno "stravaganti" rispetto agli sport di resistenza, su strada o in luoghi giudicati poco "consoni" soprattutto.
il podismo è un'attività - un gesto - emarginante (che mette ai margini) perché implica un allontanamento dal comune senso di aggregazione.

il fatto che sia tale non è un aspetto assolutamente negativo né assolutamente positivo: è neutro.
è la valenza che gli dà l'individuo attraverso i rapporti che instaura che casomai verte verso il positivo o il negativo.
d'altra parte non si può pretendere che essere podisti ci renda persone migliori solo in quanto praticanti.

un podista, genericamente, dovrebbe pensare che il suo gesto (il correre) è un gesto di allontanamento dal comune tran-tran ma anche un gesto di ritorno.
è un po' come un viaggio: ti stacchi e ti riallacci. nel mezzo hai la possibilità di guadagnare qualcosa per la tua coscienza - ma certo non è un obbligo.
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ludovico_van
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Re: corsa e vita sociale

Messaggio da ludovico_van »

Sono d'accordo...
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maria74

Re:

Messaggio da maria74 »

mantissa ha scritto:la corsa è un'attività da emarginati perché emargina.
nel podismo non c'è un emarginatore che mette al bando un mearginato: c'è un individuo che decide senzientemente di staccarsi dal gruppo andando a correre.

non sono d'accordo. Quando una persona "pratica" un qualunque hobby allora emargina (involontariamente, come logica conseguenza) chi non lo pratica e quindi si distingue dal gruppo. Ma questa è una naturale e "sana" emarginazione e anzi il termine emarginazione non è neppure quello più adatto.





persino quando la corsa diventa attività di gruppo è comunque una competizione

è vero che spesso la corsa è vissuta come competizione (come tantissime altre attività, la cui competizione è meno evidente e quindi più difficile da cogliere), ma se il tuo concetto di competizione è inteso in senso negativo mi trovi molto in disaccordo. La competizione può essere positiva o negativa e questo dipende (come per l'esaltazione) dal temperamento di una persona.




nel discorso generale, in società, non esistono solo coloro che vengono emarginati, ma anche coloro che si emarginano volontariamente o che a volte mettono in pratica atteggiamenti di contrasto volutamente irritanti per venire emarginati (è un po' come quando uno non ha le palle per lasciare una ragazza e fa di tutto perché sia lei a lasciare lui. più o meno).

secondo me, in società, non esiste chi si auto-emargina ma semmai chi si "apparta" o si allontana dagli altri per dedicarsi ad alcune cose (interessi, hobby, lavoro) per poi tranquillamente rientrare in società in altri momenti. Se l'appartarsi o l'isolarsi viene letto dagli altri come "mettere distanza" è un problema degli altri (e quindi di etichettamento) e non di chi agisce. Chi fa di tutto per farsi lasciare si allontana consapevolmente con l'obiettivo di lasciarsi emarginare, utilizza quindi l'emarginazione come strumento; ma questo, secondo me, rientra in un altro ambito di discorso.

ogni età ha la sua crisi, altrimenti non ci sarebbero cambiamenti.
il discorso c'entra perché crisi, letteralmente, significa separazione e per estensione decisione, e implica un netto cambiamento che divide totalmente da quanto avveniva in precedenza.

crisi significa separazione: io ogni volta che faccio il compleanno mi separo dall'anno che lo precede; ogni giorno sono diversa dal giorno prima; quindi, teoricamente, ogni istante è un istante buono per vivere una crisi. Per cui (sempre secondo me, naturalmente) il concetto di crisi non può essere applicato a delle età particolari.

ognuno è predisposto a esaltarsi - è la legge della natura - quando esegue qualcosa che ritiene particolare, che non è alla portata di tutti, e che rende ipoteticamente differenti. c'entra pure la biochimica.
Questo è vero. Non mi trovi d'accordo (come nel caso della competizione) nel momento in cui consideri il termine "esaltarsi" in senso negativo. Una sana esaltazione contribuisce ad accrescere l'autostima, quindi è la benvenuta!!!!



:beer:

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